Storia

L’antica Fattoria di Sticciano

Situata su di una collinetta panoramica sulla riva destra dell’Elsa, all’interno di un micro territorio solcato dai due rami del torrente Pesciola, la Fattoria di Sticciano acquisisce una sua “dignità” aziendale e architettonica a partire dalla prima metà del secolo XVI. Sicuramente nell’ultimo decennio del Seicento appare già ben avviata e strutturata – anche nella sua estensione territoriale – come Fattoria in mano all’importante famiglia fiorentina dei Tornaquinci. Precedentemente all’istituzione del Granducato di Toscana non vi era alcuna traccia della fattoria, mentre già dall’inizio del Quattrocento pare indubbia la presenza di quelli che successivamente diverranno i suoi poderi, organizzati prima in piccole o piccolissime unità coltivatrici di proprietà locale, anche se non mancavano terreni già in mano ai ricchi mercanti fiorentini originari di quei luoghi. La mancanza delle grandi concentrazioni fondiarie organizzate in aziende mezzadrili e la presenza di piccole unità coltivatrici hanno fortemente denotato la Valdelsa centrale nella prima età medicea. Non vi è segno a metà Cinquecento di quelle fattorie dotate di ingenti quantità di terreni e poderi che troveremo poi presenti in maniera pressoché continua dalla fine del secolo XVII, quasi sempre in mano all’aristocrazia terriera fiorentina. Così la fattoria “Il Pino”, con possedimenti che spaziavano dalla comunità di Certaldo, – anche vicinissimo a Sticciano con i poderi di Rio e Citerna – a quelle di Montespertoli e Barberino Val d’Elsa, fu sottratta alla famiglia rivale dei Cavalcanti e donata nel 1568 all’Ordine nobiliare dei Cavalieri di Santo Stefano. La stessa sorte toccò a un’altra grande azienda organizzata a mezzadria e cioè la fattoria Alzato, nei pressi di San Pancrazio. È quindi molto probabile che durante la seconda metà del Cinquecento, nel corso di questa riorganizzazione sociale e politica della Valdelsa operata dal regime mediceo, trovi spazio anche la nascita della Fattoria di Sticciano come proprietà affidata con molta probabilità alla prestigiosa famiglia dei Tornaquinci.

La Fornace di Sticciano

Entrando per la prima volta nella Tenuta di Sticciano, solo pochi conoscono la presenza di una Fornace di mattoni al suo interno. Nascosta dai cipressi scendendo verso la Pesciola,sotto casa “La Fornace”, si può scorgere un rudere dall’aspetto di un vecchio fienile. In realtà aggirandola dal basso si arriva a quella che un tempo era l’entrata. Nonostante gli anni abbiano lasciato i loro segni questa appare maestosa, quasi fosse la facciata di una chiesa. Sotto un portentoso arco, accovacciandosi, possiamo entrare nel vecchio Focolaio e scorgere sotto la terra rossa di mattoni sbriciolati, ancora della nera brace sepolta. Il focolaio termina all’interno della grande camera di cottura dalla forma circolare alta circa tre metri. Qui dentro si possono notare i segni inequivocabili di un incessante lavoro da parte dell’uomo e di un’attività di varie ristrutturazioni eseguite nel tempo. Costruita tra il Maggio del 1799 e il Marzo del 1800,possiamo solo osservarla attentamente e immaginare tornando indietro nel tempo l’intenso lavoro che coinvolgeva vari artigiani come “il fornaciaio”, “il mattonaio”, “il polveraio”(addetto all’uso e al dosaggio della polvere pirica necessaria in fornace) e il “fastellaio” (addetto al reperimento e trasporto delle “fastelle di stipa” necessarie per avviare il processo di cottura in fornace). Era utilizzata soprattutto per la lavorazione di laterizi e calce come :tegole, tegoline ,mattoni, masselli e calcina. Dal punto di vista geologico la collocazione della Fornace rispondeva a precise esigenze di reperimento dell’argilla che nel versante occidentale della collina affiorava in superficie, rendendo più agevole il suo prelievo a causa della pendenza assunta dal terreno.

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